We need time-CRTVTR

CV

CRTVTR

Recensioni

-Il Mucchio

Musica di testa e allo stesso tempo di stomaco; ma, soprattutto, di ciò che grossomodo vi è in mezzo: il cuore

Aurelio Pasini


-Blow Up

Quattro tracce ora ispirate all’emo degli anni 90, ora lasciano spazio ad aggressive forme di commistione con lo shoegaze sperimentale

Enrico Veronese, Blow Up
Blow Up #141, Febbraio pag. 82


-The breakfast jumpers

Se ti producono il disco cinque etichette diverse e dentro ci canta pure Mike Watt, qualcosa vorrà dire no?

http://breakfastjumpers.blogspot.it/2010/01/cartavetro-we-need-time-2009.html


-Sentire Ascoltare

Zio Watt regala un cavernoso reading in testa alla title track, e loro ovviamente spendono devozione Minutemen (quella spigolosità senza vaselina)
barattando però la stringatezza con un lirismo visionario e dilatato. Insomma, un debutto coi fiocchi

Luca Barachetti, Sentire Ascoltare


-Rock It

A far le cose fatte bene, serve tempo.
Non abbiate fretta. Se avete voglia, leggete. Altrimenti, ascoltate e basta. Che basta.
“We Need Time” è il titolo dell’ultimo ep dei Cartavetro. E del loro pezzone con le viscere di Mike Watt in featuring. Si, Mike Watt, quello lì.
Non vi basta?
Lo so. Nemmeno a me. Ma pure le altre 3 canzoni viaggiano che è un piacere. Disperate e disilluse, serene e sincere.
Rockwhiteblockparty.
Bello. Anche se di solito ascoltate tutt’altro.
Già finito?
Si. Sono solo 4 pezzi. Ne servono altri.
E io non sono più capace di scrivere recensioni.

FrancescoRadio

http://www.rockit.it/recensione/11900/cartavetro-we-need-time-ep


-Estatica

Ottimo esordio discografico per questo trio ormai attivo da parecchi anni sulla scena genovese, votato alla loro ricerca sonora costantemente in evoluzione.

Il disco apre con ( to care) che rimanda subito a certe sonorità tra il rock alternativo dei Deus e il low-fi dei Pavement.

Si intuisce già quindi quale è stato il percorso artistico-creativo della band, che riesce a miscelare in maniera efficace tutte le loro diverse influenze.

La sezione ritmica è molto solida, il suono è secco, sporco e preciso,le soluzioni chitarristiche distaccate ma non dissonanti. I brani non hanno una
struttura del tutto lineare, lo schema strofa-ritornello-strofa lascia spazio a diversioni che poggiano su un’idea iniziale. Non mancano sperimentazioni
elettroniche, ed alcuni suoni ed accordi ricordano lo stile “At the drive-in” ma invece della rabbia assoluta trova posto un pathos emotivo angosciato ma
senza rassegnazione. Le linee di basso che reggono la struttura sono incisive e precise e per un istintivo accostamento mi vengono in mente i Fugazi.
“We need time”,il pezzo che vede la partecipazione di Mike Watt(Minutemen,Firehose) è eccellente ed il connubio che i ragazzi hanno trovato con
l’eccentrico musicista è notevole. Il brano è quasi un inno disincantato alla dilatazione del tempo come forma di comprensione tra gli individui;
suggestivo ed un po’ ipnotico il riff che accompagna tutta la canzone.

Un esordio maturo per un gruppo fresco di idee, che si concretizzano in un post-art-rock sperimentale. Decisamente esportabile e degno di nota questo
primo lavoro del gruppo genovese dalle radici anglofile e da un vasto background musicale anche se però forse un po’ troppo orientato
verso un pubblico di nicchia.

di Marco Cavagna
Voto: 7.5/10

http://www.estatica.it/it/musica/crtvtr-cartavetro/disco/we-need-time


-HateTv

I CRTVTR, più famosi quantomeno in un linguaggio orale con il nome di Cartavetro, sono un gruppo di Genova, noti già da qualche anno nei loro dintorni.
Alle spalle un lavoro del 2005, intitolato Bruxia, qualche cambio di formazione e perciò nuova voglia di fare, di dimostrare. Dimostrazione
riuscita con successo.

Subito una chicca dell’album – ribadisco chicca, non motivo di riuscita, bensì valore aggiunto – la partecipazione di Mike Watt,
noto più per i The Minutemen e attualmente basso della nuova formazione dei The Stooges. Successe che Mike Watt passò un pezzo dei
Cartavetro su un suo podcast, poi lo passò ancora. Il resto si chiama We Need Time appunto!

Un disco per certi versi semplice di impatto, forse non troppo, ma decisamente molto orecchiabile, niente affatto banale anche se nulla di
nuovo è stato inventato. C’è rabbia, c’è emozione, c’è desiderio di riscatto, c’è forse anche paura. In ogni caso c’è tanta energia.

La prima canzone, To Care, si muove come un romanzo a se stante, si percepisce una difficoltà iniziale nel pezzo, un’emozione che esce a fatica,
per poi prendere sempre più consapevolezza di se durante la parte centrale del brano, in cui chitarra e basso dominano la scena.

Il basso in questo EP è davvero entusiasmante.

C’è ritmo e dinamismo in Old Lovers, anche questa canzone, per nulla scontata, ha un’evoluzione di carattere, chitarra e basso di nuovo sono
protagonisti indiscussi, rockeggianti, precisi, rumorosi e si insinuano attraverso i nostri mezzi uditivi dentro di noi. Ovviamente tutto questo
senza togliere nulla a voce e batteria.

Poi arriva We Need Time, ecco Mike Watt alla voce, un pezzo che nella sua intro si discosta leggermente dagli altri, forse magicalmente si è fatto
quasi silenzio attorno a Mike, un Mike che ci racconta, ci suggerisce di prenderci il nostro tempo. Poi la canzone si raccoglie e si evolve in un
assolo quasi infinito, probabilmente per sottolineare la nostra mancanza di tempo, forse ancora più probabilmente per imporci di farci un pò di
spazio, in questo tempo, è quasi un esempio, un monito. In ogni caso, una gran featuring per i Cartavetro.

L’EP si chiude con O My Hungry Self, ricca di sperimentazioni c’è del rock, c’è del noise, il brano è tagliente, è vario, gode di sperimentazioni aggressive.
Solo quattro brani, per adesso.

di Alessandro Rabitti

http://www.hatetv.it/articoli_detail.php?ID=1430