Swallow-Greta Olm

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Recensioni

-music won’t save you

Per fortuna, la facilità d’accesso ai canali produttivi consente di trovare uno spazio a proposte musicali che viaggiano ben distanti dai sovraesposti binari dell’”indie” nazional(-popolar)e italiano. Potrà trattarsi di un limite in termini di diffusione, ma è soprattutto una garanzia di incontaminatezza per chi, come i genovesi Greta Olm, incentra il proprio linguaggio artistico sulla ricerca di un’essenzialità autentica piuttosto che di effimere luci della ribalta.

A coronamento di un percorso intrapreso ormai cinque anni fa, l’unica testimonianza del quale era stato finora l’Ep dello scorso anno “On The Bench”, il quartetto genovese licenzia per la prima volta un album vero e proprio, coerente, fin dalla concisione della sua mezz’ora di durata con il naturale understatement dell’approccio del songwriter Matteo Filippone e dei suoi compagni d’avventura.
Non si pensi, tuttavia, a “Shallow” come a una mera raccolta di canzoni in penombra, poiché se è vero che tra gli spunti più pregevoli del lavoro meritano di essere segnalati quelli animati da delicatezza acustica (“Perfect Grace”, “In May And June”) e sottile lirismo (“Be What You Say”), non mancano affatto passaggi dotati di una vivacità pop che fa ripensare a un’altra validissima esperienza italiana quale quella degli Warm Morning Brothers (“Toys”, “Stone”) e accenni di aperture elettriche persino marcate (“Wooden Hands”).

Al di là di un cantato in inglese ancora perfettibile, la varietà di vesti sonore che omaggia esplicitamente colossi quali Nick Drake e Bonnie ‘Prince’ Billy, ma anche l’indimenticabile Jason Molina e i Low, e la padronanza di un songwriting legato a viaggi fisici e moti dell’animo fanno di “Shallow” non solo un lavoro di gradevole ascolto, ma la prova di un’incoraggiante naturalezza espressiva.

raffaello russo

http://musicwontsaveyou.com/2015/07/04/greta-olm-swallow/

-Heart of Glass

Mentre sto scrivendo, un temporale mattutino imperversa. Non troppe auto passano veloci, pochi rumori tutt’intorno, una sorta di calma solenne avvolge un’atmosfera ricca di tensione e di elettricità. I fulmini saettano al rallentatore, mentre la luce opaca del mattino risveglia pensieri inzuppati di nostalgia e pace. Non troppo diverso all’udito, rassomiglia questo Swallow dei genovesi Greta Olm.

Dalle ceneri di altri progetti Matteo Filippone (sei corde e voce), Manuel Monforte (quattro corde) e Marco Cavaleri (percussioni) decidono di riprovarci e dal 2010 danno vita ad un progetto, ove la ricchezza musicale e la capacità di creare atmosfera e pathos coincidono con una raffinatezza armonica ed un discreto bagaglio tecnico. Gli echi arpeggiati e la predilezione per le ballate acustiche sono i punti di forza dei Greta Olm, che si tengono alla larga da sofisticati cambi di tempo o di genere, per mantenersi fedeli ad uno stile che alla fine dell’ascolto di Swallow sembra decisamente chiaro e consolidato. Dei Wolf Parade meno languidi o dei Wilco più genuini, se mi sono permessi paragoni con band che amano fondere il rock indipendente con uno stile più cantautorale ed un equilibrio di volumi e consistenze armoniche ben bilanciato.
Il tema del disco pare essere il viaggio e tutte le conseguenze che da esso ne derivano: abbandoni, nuove scoperte, impressioni a posteriori. Eppure tra le righe emerge un’inquietudine riflessiva verso la continua ricerca di un posto dove trovare finalmente un equilibrio. La cosa non viene presentata in maniera ossessiva o forsennata, piuttosto è la presa di coscienza di una condizione che può anche essere solo temporanea. I Greta Olm non vogliono farne una malattia; solo che in certi incroci della vita uno ha anche bisogno di pensare e liberare una sensibile interiorità verso nuovi orizzonti.

Se il precedente On the Bench (2013) è stato un po’ la palestra nel quale i Greta Olm hanno approcciato (e convinto) ad un certo tipo di sound, in Swallow le certezze si rafforzano e maturano quanto basta per sfornare un long-playing corposo e completo. Non voglio parlare troppo di folk (né in senso largo, né in senso stretto), in quanto credo che la band preferisca la dimensione acustica più per predilezione alle tematiche che vogliono comunicare al pubblico, piuttosto che per ceca convinzione di voler fare quel determinato genere.
Northern Sea sembra venire dalla contemplazione di un paesaggio scandinavo (a me ha dato questa allucinazione!), la voce di Filippone è emozionante nonostante non sia limpida come richiederebbe il genere; eppure questo rappresenta un punto di forza che colora il brano di tinte del tutto personali. Toys ricorda una ballata primaverile sotto la pioggia inglese; spensierata nelle pennate del ritornello, pittoresca nella sua struttura che la rende una delle canzoni più dinamiche del disco. Perfect Grace è un’altra traccia da segnalare per l’uso esotico delle melodie (mandolino docet) e per la seconda voce di Martina Calabrò, grazie al quale si enfatizzano sapori mediterranei per palati fini. Nel disco trovano posto anche banjo, organo ed un piccolo pianoforte; a riprova che non è tutto folk quello che viene da un arpeggio di sei corde acustica. Mi ha colpito personalmente In May and June per la maturità negli arrangiamenti e l’autorevolezza col quale si presenta. Un’ottima nostalgica colonna sonora per accompagnare la mia mattinata piovosa. Concludo con la tensione esplorativa di Velkomin, nel quale i Greta Olm si mettono alla spietata ricerca di sonorità nuove senza bruciare tuttavia il buon lavoro fatto. Sarà per le traduzioni islandesi, o per l’approccio coraggioso, ma non posso che promuovere a pieni voti questa scelta per chiudere degnamente il disco.
Swallow è un lavoro che va ascoltato nel giusto stato d’animo per poterlo apprezzare nella sua complessa interiorità; ad ogni nuovo play qualcosa di questo disco ti si appiccica addosso e non ti abbandona più. Ma non è una timida inquietudine, piuttosto è la volontà di cercare, di esplorare, di non smettere mai di viaggiare. A piedi o con la fantasia ha poca importanza!

Poisonheart

Swallow – Greta Olm

 

-Interstella Magazine

Il quartetto genovese Greta Olm approda al primo full-lenght al culmine di un lungo cammino cominciato nel 2010. Nel 2014 la band rilascia “on the bench“, primo EP registrato fra Genova ed un appartamento inglese. “Swallow” arriva nel 2015 e prosegue sulla strada battuta dall’EP antecedente: una costante ricerca della semplicità, un susseguirsi di atmosfere genuine e comunicative. L’intero disco poggia su una produzione “lo-fi” gestita con ragionevolezza, mai pacchiana, sempre attenta a non imporsi. In una situazione di questo tipo, ogni pecca, ogni errore strettamente tecnico, si trasforma in parte di un tutto che appare, nella sua disordinata armonia, inscindibile.

La matrice acoustic-folk che permea “Swallow” viene contaminata da stratificazioni armoniche che trovano il loro essere all’interno di generi come il neo-folk, il post rock (per quel che concerne le atmosfere) e perfino il cantautorato acustico tanto a caro a Sun Kil Moon e Red House Painters. La musica dei Greta Olm è un viaggio paziente, una transiberiana percorsa a piedi fra melodia e parole. Brani Come “Northern seas” e “Wooden Hands”  chiedono tempo e calma. Un disco lentissimo scaraventato nell’era della velocità a tutti i costi che trova nel suo stesso anacronismo la propria affermazione; aspetto, a suo modo, innovativo.

La band è ancora acerba, caratteristica evidenziata da imperfezioni tecniche e di struttura, ma conserva sempre la propria identità. Al di là di un inglese incerto, “Swallow” è una scommessa vinta. Un album che trova la sua forza, paradossalmente, in tutto quello che gli manca. Sottrazione, semplictà e suggestioni; questo basta ai Greta Olm per cominciare a fare sul serio.

 

Voto: 7 Stars (7 / 10)

Parsti

RECENSIONE: Greta Olm – Swallow

 

-Rock it

“Swallow” è un disco lento, profondo, ricco di sentimenti e di passione. È una scrosciante pioggia ammirata malinconicamente dalla finestra, e allo stesso tempo è l’arcobaleno che la spazza via riportando energia e vitalità. Cuore e anima del progetto è Matteo Filippone, sicuro e appassionato nel dare voce alla dichiarata metafora del viaggio che in questo album traspare netta e decisa: dai mari del nord (“Northern Seas”) a Velkomin, traduzione islandese del nostro “benvenuto”, anche se sembra più un “entra pure, accomodati, fai come se fossi a casa tua”.

L’Islanda che si insinua in questo disco assomiglia tanto a quella degli Of Monsters And Men. Il folk rock di questi ultimi qui diventa un lento acustico fatto di voci e chitarre che spaziano da armoniosi arpeggi ad accordi in totale voluttuosità, dentro brani ben strutturati con un accennato richiamo al pop rock anglosassone più nineties. Il disco si districa agevolmente tra atmosfere rilassate ed altre più intense, arrivando a farci fantasticare in maniera estremamente piacevole, soprattutto in “Perfect Grace”, dove interviene con timidezza la delicata voce di Martina Calabrò, che riesce ad esaltare ancora maggiormente quella profonda e risoluta di Matteo Filippone. I due si intrecciano a meraviglia, e gli si può pure perdonare la pronuncia non esattamente oxfordiana, anche perché a fare da sottofondo alle loro voci sono ottimi pure gli intrecci di banjo, mandolino e chitarra.

Otto tracce che compongono quello che è sicuramente definibile come un bel disco, e allo stesso modo Greta Olm come un progetto da seguire con attenzione. Il gruppo sembra conoscere bene la strada che sta percorrendo, ma dà l’impressione di lavorare al meglio lontano dal palcoscenico, riflettendo lentamente, senza troppe interferenze esterne. Tranne ovviamente quelle date dai numerosi viaggi e ritorni a casa che dicono di narrare in questo loro album d’esordio.

http://www.rockit.it/recensione/29658/gretaolm-swallow

 

-Sounds Good webzine

I “Greta Olm” sono una band di Genova formatasi nel 2008 dalle ceneri della post rock band dei “Sinè”. “Swallow” è il primo Full lenght ufficiale preceduto solo da un Ep pubblicato nel 2013 dal titolo “On The Bench”. Lo stile dei “Greta Olm” è improntato su un Folk tradizionale con richiami rock delineando la corrente di vari artisti già affermati come “Karen Dalton”, Nick Drake” , “The Beatles”. Siparte con una Open Track d’atmosfera e dalle sonorità un pò scure quasi malinconiche. Con “Be what you say” e “Toys” ci spostiamo verso un’andamento più allegro e intenso per poi ricadere in una nuova traccia che sembra seguire le orme della open track. La linea di questo cd sembra essere un’alternanza di momenti musicali più andanti come nelle song “Perfect Grace”, “Stone” e “In May and June”, per poi chiudere il lavoro con un semi lento “Velkomin”. Nel complesso “Swallow” suona bene, lineare senza sbaffature con una voce calda e sempre attenta e con l’impiego di linee melodiche mai eccessive ma molto d’atmosfera, ma d’altronde questo è il Folk Rock a mio avviso più Rock che Folk e comunque promosso a pieni voti.

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